GIOVEDI' SANTO - Processione del Santissimo Cristo flagellato alla colonna

Il Giovedì Santo, per i "Cavari" della Basilica di Santa Maria Maggiore, ha inizio in piena notte.
Alle ore 01.30 inizia il pellegrinaggio dei fedeli alla chiesa rupestre di Santa Maria della Cava da dove parte la Via Crucis, animata dai giovani della parrocchia.
Durante il tragitto vengono rappresentate le stazioni della Passione di Cristo e le ultime due, la Crocifissione e la Deposizione del Cristo Morto nel Sepolcro, avvengono nella piazza antistante la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Appena dopo la sepoltura del Cristo, alle ore 4.00, il parroco ed il presidente dell' Arciconfraternita, si avviano verso l' ingresso principale della Basilica dove, bussando per tre volte al portone, danno avvio alla tradizionale apertura delle porte, che si spalancano all' improvviso, consentendo ai fedeli di entrare di corsa in chiesa per dirigersi verso l’altare del Santissimo Cristo alla colonna ('U Patri a Culonna), dove è usanza recarsi a pregare tra il pungente odore di incenso e il tipico suono dell' organo a canne che intona le note della marcia funebre dedicata al Cristo. Inizia cosi la liturgia del Giovedì Santo.
La mattina verso le 11.00 il parroco sale sull' altare del Cristo flagellato, bussa per tre volte con una chiave sulle porte dell SS. Cristo flagellato che improvvisamente scivolano giù.
Dopo un' omelia in cui il sacerdote spiega il vero significato della devozione popolare, la banda musicale inizia a suonare la marcia funebre intitolata al cristo, ed il simulacro inizia a scendere lentamente tra i devoti suscitando una profonda commozione.


Successivamente il Cristo viene portato a spalla all' interno della chiesa per la venerazione dei fedeli.
Nel pomeriggio, prima della processione, una delegazione della Arcionfraternita di Santa Maria Maggiore si reca nella Basilica dell' Annunziata per recare omaggio alla Madre Addolorata dei "Nunziatari", facendo tre inchini con il loro stendardo rosso.
Poi tutti ritornano alla Basilica di Santa Maria Maggiore con una delegazione della Arciconfraternita dell' Annunziata ed anche loro rendono omaggio al Cristo con tre inchini del loro stendardo azzurro; vi partecipano pure tutte le confraternite ed i gruppi religiosi del paese.
Dopo la celebrazione liturgica della "Coena Domini" e la reposizione del SS. Sacramento nel sepolcro allestito per l' occasione avviene l' uscita, prevista per le ore 18.00, del Cristo alla Colonna, tra un bagno di folla e le acclamazioni continue dei devoti.
Quindi inizia la lunga ed emozionante processione per le vie del paese.
In un certo punto stabilito della processione il Cristo si incontra con l' Addolorata dei "Nunziatari" che precedentemente una delegazione dei "Cavari" aveva nel primo pomeriggio reso l' omaggio; lo stesso omaggio lo fa la Madonna facendo tre inchini al Cristo e poi assieme proseguono il percorso.
Il Cristo sulla vara è circondato, oltre che dai devoti esultanti, anche da otto lanterne artisticamente decorate recate a mano che si possono perfettamente paragonare ai famosi "cilii" della festa di S. Corrado di Noto.
La processione infine si conclude a notte inoltrata, tra lo sparo di grandiosi fuochi pirotecnici e i giri del simulacro all' interno della chiesa, con la chiusura simulacro nella cameretta tra la commozione e il grido dei devoti e dei fedeli tutti.
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La statua
Il Santissimo Cristo flagellato alla Colonna è situato nella cappella sinistra del transetto della Basilica di Santa Maria Maggiore. La statua è raccolta in una macchinetta lignea argenteo-dorata costruita nel 1700 e più volte fatta indorare. La base della macchinetta è rettangolare, di legno. La colonna dalla base a quasi metà del corpo, è di colore oro, il resto è colore argento, sormontata da un capitello in tile corinzio. Nel corpo della colonna, un medaglione di cristallo contiene una reliquia della santa croce. Il corpo nudo del Cristo flagellato è cinto alla vita da un perizoma dorato e la testa è coperta da una parrucca raccolta in due code e realizzata con veri capelli, offerti dai devoti come ringraziamento e devozione. Dei due Giudei ai lati, quello di destra è raffigurato nell' atto di percuotere la schiena di Gesù, mentre quello di sinistra è piegato in avanti all' altezza del Cristo e lo percuote al petto. Un' altra macchinetta lignea sormonta il gruppo con frange statiche ed è collegato alla base da quattro colonne simile a quella centrale ma più piccole. Sul capo del Cristo nel 1899 fu posto un nimbo in argento impreziosito da pietre, e comunemente chiamato patena, dove all' interno è applicata la reliquia della santa croce posseduta dalla chiesa fin dal 1696, frammento donato alla basilica dal frate G. Battista, per ricambiare i favori ottenuti dal marchese don Maurizio Statella.

La storia
Il Santissimo Cristo flagellato alla colonna ha una storia complessa. L' immagine che tutt'oggi si può ammirare è il risultato di una serie di lavorazioni effettuate per motivi religiosi e politici nel corso dei secoli. Il simulacro risale all' incirca al 787 d.C., anno del Concilio di Nicea, e apparteneva alle comunità del fondo valle, delle grotte della "cava ranni" (Cava Grande), una parte di Cava d' Ispica, dove sorgeva l' antico insediamento della città. Alcune parti del Cristo risalgono ad ancora prima, cioè ad un crocifisso di manifattura bizantina chiamato "crucifixi de cava", che si venerava nel Santuario della Valle. Il volto mostra i tratti tipici delle immagini bizantine: inanimato e inespressivo, con gli occhi dilatati. Con la dominazione bizantina si diffuse l' uso di abbellire le immagini sacre con ricche decorazioni e ornamenti, ma l' introduzione di alcune pratiche religiose portò alla distruttiva campagna degli iconoclasti. Infatti, queste eccessive forme di pietà portarono l 'imperatore Leone III l' Isaurico ad una campagna iconoclasta delle immagini di Cristo, della Madonna e dei Santi e questi inevitabilemente raggiunsero l' antica Spaccaforno.
Il grande crocifisso fu ridotto in frammenti e grazie alla pietà di qualche fedele, la testa e le avambraccia con le mani vennero nascoste e risparmiati alla distruzione. I resti vennero portati alla luce dopo l' Editto di Nicea e gli Editti di Teodora che riammettevano il culto delle immagine sacre.
Così con le avambraccia e la testa del grande crocifisso della cava venne composto un nuovo corpo, non più sulla croce ma sotto forma di Ecce Homo, con le mani legate in avanti. Intanto all' epoca si diffuse il culto del flagellato e cosi il Cristo venne modificato con le mani indietro e più curvo, ad angolo retto con la spalla destra più bassa e le gambe larghe e tremanti, col corpo lacerato dalle percosse e grondante di sangue. In questo modo però il Cristo presentava un anacronismo visto che il flagellato aveva le mani forate e il capo coronato di spine: per ovviare si camuffò il vecchio capo con un fermaglio d' oro e con una parrucca, le mani vennero legate alla Colonna. Riprese cosi il culto del Cristo di Spaccaforno.
Inoltre il simulacro miracolosamente si salvò dal terremoto dell'11 gennaio 1693, ritrovato intatto sotto le macerie, tra le grida di gioia del popolo della cava il quale, suonando la vecchia campana di Santa Maria della Cava appesa provvisoriamente in un albero vicino, ripeté per tre volte "Eppicciuotti Culonna",grido che viene ancora oggi usato dai portatori di Cristo. Nel 1695, il simulacro, ancora senza giudei, venne caricato su un carro trainato da buoi per essere portato nel nuovo insediamento urbano. Come narra la tradizione popolare, i buoi appena arrivati nella collina accanto non vollero più andare avanti e cosi in quello stesso luogo, sull' ameno colle della Calandra, venne edificata una cappella per ospitare il Cristo, con le stesse pietre della distrutta antichissima chiesa di Santa Maria della Cava. Dopo diversi ampliamenti, prima con l'altare del Cristo alla Colonna, poi quello Maggiore, si arrivò all' attuale basilica di Santa Maria Maggiore.
Il simulacro si salvò per la seconda volta il 6 gennaio 1727 dopo un altro sisma che distrusse la navata destra, il tetto e parte della cupola, risparmiando proprio la navata sinistra con la cappella del Cristo. Dopo il 1729, ad opera dell' artigiano Francesco Guarino da Noto, alla statua vennero aggiunti i due giudei ai lati del Cristo, lo stesso artigiano che nel 1728 realizzò il simulacro del SS. Cristo alla Croce. I due personaggi sono d 'ispirazione popolare e mentre il Cristo, per la sua storia antica, viene chiamato affettuosamente "'u viecciu" (il vecchio), i due Giudei vengono chiamati "Papè" (quello alla destra del Cristo) e "Pluchinotta" (quello alla sua sinistra).
La statua si salvò per la terza volta nel luglio del 1943 quando una bomba tirata dalle navi degli alleati colpì la cappella del Cristo alla Colonna. La bomba miracolosamente non esplose.

- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, sulla base di notizie tratte da Wikipedia e dal sito Isola in festa.
- Foto tratte da Wikipedia.